Le sue lettere calde, sincere, eloquenti, non sono mai le lettere di un amico. Eccone alcuni brani, presi qua e là, a distanza di mesi, di anni, nelle assenze di lui, quando egli aveva offici diplomatici, o in quella di lei, quando per fuggirlo, ella andò a Roma, e vi rimase lunghi mesi chiedendo sollievo alle bellezze della città eterna, delle lotte combattute contro di lui.... ed anche un poco, io penso, contro sè medesima. Ah come facilmente si combattono i nemici che abbiamo di fuori.... in paragone di quelli che si nascondono dentro di noi!
In quel suo viaggio a Roma ella conobbe Antonio Canova, il quale fu preso da una grande ammirazione per lei, ammirazione appassionata ch'egli cercò di acquietare fissandone nel marmo le belle fattezze. Un aneddoto, da buona fonte, ci racconta ch'ella non si trovò somigliante all'opera del grande artefice, il quale allora incoronò di lauro la bella testa marmorea, e ne fece una Beatrice.
Ma ecco i brani di Chateaubriand: «Je ne vis que quand je crois que je ne vous quitterai de ma vie!» — «Vous seule remplissez ma vie, et quand j'entre dans votre petite chambre j'oublie tout ce qui m'a fait souffrir!» oppure: «Avec quelle joje j'ai revu la petite êcriture! Tous les courriers qui arrivaient sans un seul mot de vous me crevaient le cœur! Suis-je assez fou de vous aimer ainsi! Et pourquoi abusez-vous de votre puissance?» E ancora: «Il y a trois mois que je vous ai quittée (era a Londra, ambasciatore) et ces trois mois m'ont vieilli de trois siècles!
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