Ella visse il sogno che dovrebbe essere quello di ogni eletta anima femminile; d'essere cioè l'«amica dell'uomo».
Di fatti, perchè deve sempre essere la donna per l'uomo, unicamente la conquista o la preda? Si direbbe che questa donna soave ebbe l'intuito di un fatto futuro: della utilità di stabilire tra i due sessi, relazioni ideali, pure amicizie, integrazioni dolci e benefiche ad ognuno.
La vera amicizia, io credo (nè mi sgomenta se ciò possa apparire a prima vista un paradosso) non può sussistere se non tra persone di sesso diverso, tra le quali non possa mai sorgere nessuna forma di rivalità: amicizia alimentata da tutte le diversità che determinano appunto la vera, la fatale attrazione tra gli spiriti, all'infuori di ogni pensiero impuro. Ma per inspirare e nutrire sentimenti di questa sorta la donna deve essere perfetta moralmente, così che l'uomo possa sentirla al di sopra della realtà. Ecco perchè in un momento in cui i costumi erano tutt'altro che onesti, mentre daccanto al trono dell'Eroe uno stuolo di femmine bellissime si maculava di volgari colpe, la modesta borghese di Lione, dalla bianca fronte di Vergine, vedeva i più grandi uomini del suo tempo piegare le ginocchia davanti a sè con la devota adorazione che solo la perfetta rettitudine sa inspirare. E tutto il suo incanto fu veramente in lei: che ella non ebbe, come richiamo, le lusinghe di un'alta condizione sociale, nè potè concedersi il lusso di accordare protezione altrui. Eppure il suo salotto fu popolato di un gruppo di uomini che avrebbe fatto invidia a qualcuna delle superbe e magnifiche principesse del nostro Rinascimento!
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