Guardatela un poco, dopo morta, in Paradiso, «tra color che il terzo cerchio serra»: non vedete che il Poeta non è riuscito, nemmeno allora, a spiritualizzarla, completamente, e ch'ella gli è rimasta sempre viva e donna tra le mani? C'era troppa realtà, in Laura per farne un puro simbolo, dato anche che il Poeta ne avesse avuta l'intenzione!
Ma furono dunque le donne oneste, in tutti i tempi, così rare che quando se ne incontrano si debba chiamarle con nomi tanto superbi, e ritenerle creature non della terra ma del cielo? Non voglio crederlo: e vado incontro, lungo la via di fiori del Canzoniere, tra la musica ineffabilmente dolce della più grande delle sinfonie d'amore, a questa donna di Grazia e di Sorriso che io vedo muoversi, atteggiarsi, palpitare di vera vita in una successione di scene vive e fresche di eterna giovinezza, messe in rilievo da un sole che non conosce sera; il sole del genio di Francesco Petrarca.
Dal dì sesto d'aprile dell'anno 1327 in cui il giovane Poeta la vede per la prima volta nella chiesa di Santa Chiara in Avignone, fino all'altro dì sesto d'aprile dell'anno 1348 in cui l'innamorato errante impara la di lei morte, in una delle tappe del suo viaggio in Italia, a noi sembra vedere, specchiata nelle musiche del libro dei libri, limpida e pura, la breve vita di colei che se viva fu un perpetuo enigma tormentoso per l'anima del suo infelice amante, morta divenne per lui, oh miracolo! trasparente come la pura acqua della Sorga!
Ricordate il Trionfo della Morte?
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