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      Ma noi sentiamo ch'ella dovette gioirne, ed averne illuminato il buio che la lontananza di lui le aveva lasciato in cuore. Ma non avrà ella anche pensato, quando il suo poeta fu coronato di lauro, sul più sacro colle di Roma, che meglio del Senato Romano avrebbe ella saputo ricompensarlo dell'onda di musica divina di cui egli l'aveva circonfusa? Non forse avrebbe ella voluto, là su l'Arce Capitolina, cingergli il capo di un molle diadema fatto delle sue bianche braccia e delle sue treccie d'oro, e premiare la dolce bocca che aveva sospirato tant'alito di eterna poesia, col premio che solo sanno dare due labbra di donna innamorata?
      E chi sa se per questo premio avrebbe messer Francesco fatto di meno del lauro Capitolino?
      Il cuore dell'uomo è quell'abisso che tutti sappiamo!
      Ad ogni modo i baci di Laura avrebbero privati i posteri del Canzoniere: giacchè quella divina primavera di canti è appunto il rammarico dei baci ch'egli non ebbe e che non le diede!
      Sia dunque lodato e ringraziato da noi il sacrificio di Laura!
     
      ***
     
      Laura morì giovine come coloro che sono cari al cielo; così ch'ella sembra saper regolare ed arrestare in tempo anche la ruota di sua vita. A lei viva e repugnante, salda, al peccato, aveva forse già detta il suo cantore l'ultima parola. Per lei, morta, si rigonfia magnificamente l'alta vena del Poeta, nutrita dall'improvviso dolore, e ne sgorga un nuovo fiume di meravigliosa poesia: la più divina elegia che mai donna abbia avuta a sua gloria. E allora soltanto, quetato il ventenne e vano anelito, che nè viaggi, nè amori del senso, nè lunga solitudine, nè assiduo macerarsi su antiche carte era valso mai ad appaciare, allora soltanto sembra avere la visione precisa del chiuso cuore di colei di cui tanto aveva amato il bel velo terreno.


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Femminismo Storico
di Sfinge
Editore La Poligrafica Milano
1901 pagine 117

   





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