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      A quindici anni la più giovane figlia di Maria Teresa fu giudicata matura per il grave evento: e un bel giorno di maggio ella abbandonò per sempre i viali profondi del suo Schönbrunn dove ancora risuona l'eco giuliva delle sue risate infantili: e tutti piangono mentr'ella s'avvia, tutti sono dolenti, come per lo sparire d'un dolce miraggio: solo l'Imperatrice Regina, pallida e muta, non piange: la sovrana ha trionfato su la madre.
     
      ***
     
      La prima volta ch'io mi vedo balzare nella mente Maria Antonietta, viva di tutto il suo fascino, di tutta la sua balda giovinezza, e ch'io vedo linearsi la sua propria «autonomia», è su l'isola del Reno, nel giorno in cui deve aver luogo la solenne cerimonia della «consegna». Ella appare: e tutta la Corte di Francia andata ad incontrarla è tosto sorrisa dalla sua grazia. Eccola su la soglia della sua nuova patria, già presa nelle spire di quel rigido cerimoniale che sarà l'eterno oggetto del suo odio e de' suoi motteggi, ma cui ella sa subito sottoporsi degnamente, di così «grande stile», con quel suo portamento di testa che diventerà celebre, con quella andatura ch'è come un ritmo di gioia, coronata di quella gran chioma rosseggiante, alta su la fronte bianca come l'aurora.
      Poi, in un'altra soave visione io la rivedo sotto gli archi di verzura della foresta di Compiègne, colà dove avviene l'incontro dei due corteggi nuziali. Da una berlina di gala, di cristallo e d'oro, scende il «Cristianissimo Re» in persona, che accompagna il Delfino. Allora la giovinetta sposa si avanza, e con atto «regalmente umile» si prostra ai piedi di Luigi decimoquinto.


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Femminismo Storico
di Sfinge
Editore La Poligrafica Milano
1901 pagine 117

   





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