E allora, perchè ci sorprenderà soverchiamente che la Regina, avendo un giorno regalato al piccolo delfino (così lungamente sospirato dal suo cuore assetato di maternità!) una carrozza tutta d'argento dorato, incrostata di rubini e zaffiri, dica, con la sua aria di candore: «Io devo pure spendere il denaro che il Re mi dà: non posso mica conservarlo, non è vero?» in queste parole è tutta la coscienza di doveri sociali di Maria Antonietta!
Ma se, quale ella fu, spendereccia, un po' frivola, spensierata, un po' civetta, di quella civetteria senza malizia «per piacere a tutti, non già a qualcuno» come diceva il principe di Ligne, noi siamo tentati qualche volta di biasimarla, di tenerle un poco di broncio.... ebbene, ciò non ci riesce: e non sappiamo nemmeno indispettirci con noi medesimi della nostra debolezza, proprio come avviene se ci proponiamo di correggere un bambino che abbia fatto qualche monelleria e che la monelleria sia così adorabile da mutare, nella bocca nostra, la correzione in uno scoccante bacio!
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Vediamola dunque un poco da presso, questa bionda Regina, seguiamola in qualcuna delle sue giornate, che ce la svelino ad ora ad ora, per mezzo de' suoi gesti visibili, nei diversi momenti della sua vita.
È domenica, ella si reca alla messa solenne, passando per la grande galleria «degli Specchi» dove hanno luogo, rapidamente, sul suo passaggio, le novelle presentazioni. Gli aspettanti, ansiosi, febbrili di vederla, sono disposti su due file: la più altera nobiltà di Francia, forestieri «di distinzione», celebrità di oltremare e d'oltremonte.
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