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      L'aria ch'egli in questo momento accompagna alla regale discepola è «che farò senza Euridice» dell'Orfeo ch'ella canta col più caldo accento della sua voce grave e pure soave. L'effetto di quella squisita audizione spegne, per alcuni istanti, la frivola gaiezza della eletta radunanza, che a me sembra veramente vedere col pensiero evocatore.
      Come sottili e lunghi sono i busti delle dame, sui gonfi guardinfanti! Che pallide soavità di broccati! Che fronti superbe e che rapaci sguardi sotto la cipria, hanno i cavalieri! Quanti fiori, sui tavolinetti carichi di miniature di Lebrun e di Vertmüller, di avorii preziosi, entro i vasi di Sèvres e di Venezia!... Tolti alla ricca biblioteca che occupa un altro dei salotti intimi, sono qua e là alcuni libri, i libri ch'ella predilige: forse Marianna di Mariveax , forse la Nouvelle Héloise.... o forse qualcuno dei libri un poco scurrili che erano di moda in quel tempo (e non soltanto in quel tempo.... è vero?).
      Ma che c'è? La romanza è finita: e perchè ride così forte la Regina, celando il viso lunghetto e bianco come un giglio dietro il ventaglio? «Baron, quel mauvais ton!» ella ha detto, minacciandolo col dito, al terribile barone di Besenval, il maturo impenitente galante, che ha l'arte di dire, facendosele perdonare, le più atroci cose. E la sua risata vola per l'aria, confondendosi col profumo della essenza «à la maréchale» e all'eco dell'ultima cadenza della divina melodia di Gluck!
      Intanto, in piedi, dietro le poltroncine delle dame, con gli occhi fissi in «lei» mi pare di vedere: qui il presentuoso, l'audace don Quan, colui che l'innocente capriccio della Regina ha così insuperbito di folli speranze, il proprietario della famosa penna di airone bianco che Maria Antonietta gli ha tolto dal cappello per ornarne l'alto edificio della sua acconciatura: il famosissimo duca di Lauzun: là il principe di Ligne, il rassegnatissimo adoratore, il vecchio «don Guritano» della Corte: e muto, pallido di commozione, cercando disperatamente da «lei» la elemosina d'uno sguardo, il biondo cavaliere scandinavo, addetto all'ambasciata di re Gustavo, il conte Axel de Fersen.


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Femminismo Storico
di Sfinge
Editore La Poligrafica Milano
1901 pagine 117

   





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