Oh Lawrence! Nulla mai tu creasti di così squisito! Là, tra i boschetti che si trasmettevano l'eco gioconda della sua sonante risata, nel bel palazzetto di marmo bianco dagli svelti colonnati, tra le bizzarre creazioni della sua vivida fantasia, ella era veramente «se medesima», ella poteva finalmente trovarsi sola con la propria anima. E chi sa quante volte alla risata avranno tenuto dietro le lagrime, in quella mobile e così femminea natura; colà dove, nel raccoglimento, poteva trovarsi faccia a faccia co' suoi disinganni di moglie, con le ansie della maternità, e forse coi tormenti d'un sentimento divino, a lei dal dovere vietato, eppure così necessariamente germogliante nella sua anima, così ricca di rigoglio affettivo! (Oh segrete carte del conte di Creùtz ambasciatore di Svezia, al suo Re, narranti le mal trattenute lagrime della regina di Francia e di Navarra, allorchè Axel de Fersen parte per la guerra d'America!).
E là, in quel luogo, nel dolce asilo della sua intimità, ella doveva passare l'ultima giornata, se non felice, chè i rumori dell'uragano erano ormai minacciosi, almeno tranquilla, della sua breve vita.
Ella era là, il memorabile 5 d'ottobre 1789, e leggeva entro la verde grotta della sua predilezione, presso un mormorar d'acqua, quando fu segretamente avvertita da un messo del Re, di rientrare subito a Versailles. E qui l'ecloga finisce, e comincia il dramma.
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Nell'ultimo periodo della vita di Maria Antonietta, che comincia con l'entrata alle Tuileries e finisce il 16 ottobre del '93, giorno della sua morte, (torturante agonia morale, unica nella storia!
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