Giunta presso la piazza della Rivoluzione, dove tra pochi momenti la fiera e soave testa bionda cadrà, un bambino, tenuto alto su le materne braccia, manda alla Passante, dalle piccole rosee labbra, un bacio. Ella lo vede, e nel suo vitreo sguardo passa l'ombra fugace d' un sorriso.
Oh sorridi, sorridi pure, o Regina, al roseo bambino: egli fu, in quel giorno, il solo cuore di Francia degno di giudicarti!
GASPARA STAMPA.
(1523=1554)
Questa celebre gentildonna-artista, una del nobile terzetto femminile cinquecentesco sacro ad Apollo, che noi siamo usi a considerare con accademica ammirazione lagrimosa, come una grande poetessa e come una grande infelice, a me pare meritevole d'essere studiata sotto un aspetto meno stereotipato, nella sua singolare fisonomia morale di donna poco equilibrata e pure (o non forse per questo?) così interessante!
Dico subito che non è la poetessa Anassilla, così ribattezzata da se stessa nelle rapide onde della Piave scorrente ai piedi del castello di Collalto, colei che suscita maggiormente la mia curiosità e la mia simpatia.
Quantunque tra lo stucchevole e freddo petrarcheggiare del suo secolo ella ci appaia non di rado personale e quasi sempre sincera, e ci mostri nuda, con grazia talora un po' impudica, la sua povera anima ferita a morte, tuttavia me commove non tanto l'arte quanto l'anima di Gaspara Stampa: ma poichè quella è tutta e unicamente il pianto sconsolato di questa, ecco che anche della sua arte sarò dal mio studio condotta a ragionare un poco.
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