Doveva essere quello che si dice «un bel pezzo d'uomo» ma niente di peregrino. Come guerriero, non so ch'egli si segnalasse in nessuna grande gesta: come poeta è appena mediocre: come gentiluomo.... ah, non se ne offenda l'ombra della sua infelice ma pur fervida amante, mi pare ch'egli fosse al di sotto dell'ideale non solo dell'antica cavalleria, ma perfino della moderna! Al cuore non si comanda, questo è pur vero: ma una mancanza così assoluta di sentimento come quella che s'incontra in questo fatuo Capitano, definito, non so proprio perchè da un valente scrittore moderno «un eroe Ariostesco» credo sia difficile trovarla! La povera Gaspara, in quelle carte che piangono di tutta la sua amara doglia, con quella sincerità di accento che, anche nell'errore, la nobilita e ce la rende cara, ci racconta i veri maltrattamenti morali sofferti da quell'uomo insensibile e crudele che l'amò per un poco, così come si ama una bella e celebre donna che può lusingare la vostra vanità; poi subito, sazio, la lasciò per andare in Francia. Tornato in patria e trovatala sempre innamorata e fedele, all'apice della sua gloria, ammirata e ricercata da ognuno, il soldato egoista e brutale dà a se stesso, come bottino di guerra, il gusto di amarla ancora per un poco (questa volta, pare, meno platonicamente) poi definitivamente sazio, credendo di averle dato anche troppo, cercando nozze più utili e più illustri per casato, sposa allegramente un'altra. E Gaspara ne muore.
Unico merito, e mi par dubbio se merito sia in questo caso, Collalto ebbe la sincerità: giacchè egli non si diede nemmeno la pena di consolare con qualche pietoso inganno quel povero cuore di donna.
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