... No, l'anima di Venezia non è in un sardanapalesco convito di Paolo, nè in alcuna delle bionde e opulente cortigiane dipinte dal re del colore, Tiziano!
Noi ne troviamo invece qualche fraterno accento nell'anima fervida e musicale della infelice Anassilla: anima alta e luminosa come le guglie de' templi veneziani, profonda e immutabile come le onde della laguna!
Le gaie costumanze che facevano allora di Venezia una continua festa, non valsero ad allietarla, nè a distrarla mai dall'idea fissa del suo amore per l'infedele lontano.
Dalla sua stanza che mi piace figurarmi aperta per una trifora aguzza, in cui il marmo gareggi in sottili spume coi merletti di Burano, su la laguna, ella non ode le allegre voci del popolo tripudiante: è forse la festa dell'Ascensione.... è forse l'incoronazione di una Dogaressa.... Gaspara non se ne cura; ha lasciato che Cassandra, la sua dolce sorella, e il suo minor fratello, un pallido adolescente che avrà breve vita, vadano a confondersi tra la folla, in cui patrizii e plebei sono uniti in un solo gaudio: ed ella sola, nella remota stanza, guarda il cuoio dorato delle pareti, i tappeti di Arras, il liuto che le giace a lato, il muso aguzzo del suo levriere, e vede dappertutto, come fosse veramente inciso ne' suoi occhi umidi e nel suo povero cuore, la figura del conte Collaltino di Collalto!
Invano un recente «Aldo Manuzio» le posa aperto sul grembo, dai vasi policromi di Murano i fiori de' bei giardini veneziani olezzano, l'ultimo sonetto di Monsignor Della Casa, il solo che in quel tempo desse al sonetto ali per glorioso volo, non ha consolato la sua malinconia e muore tra le zampe del levriero rapace.
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