Questi due ultimi hanno generata tutta la numerosa figliuolanza degli scrittori moderni, e l'hanno nutrita alle fonti uberifere delle loro opere geniali. Così Giorgio Sand, al pari de' grandi creatori, sta al vertice di una delle branche del grande albero genealogico dell'immortale famiglia dell'arte: la famiglia di coloro che maggiormente, tra gli uomini, somigliano a Dio, perchè hanno avuto in dono il segreto della divina potestà: creare.
La moda, questa volgare, piccoletta fata, che non arrossisce di dettar leggi anche nel sacro campo della bellezza immutabile, ha gettato, da qualche tempo, un velo di oblio su le opere di Giorgio Sand: ed io vorrei pur saper riparare alla momentanea ingiustizia, e far sì che si ritornasse a bere ad ampie sorsate alle fresche fontane di vita che zampillarono dal cervello fecondo di questa donna singolare.
È tutta una magnifica frescura consolante, un verziere odoroso e giovine della perenne giovinezza delle cose idealmente belle. In quel suo puramente classico stile, con quella sua signorile eleganza di lingua, così diversa dal gergo in cui ora spesso si umilia la bella lingua sorella, ella ci svela le fantasie del suo spirito romantico, eppure così equilibrato: un romanticismo senza morbosità, un chiaro di luna, se posso esprimermi così, in cui guizza qualche caldo e vivo raggio di sole.
L'alta sognatrice ci descrive spesso, è vero, le cose come essa vorrebbe che fossero: ma si sente, tra le nubi grigio-azzurre del sogno, ch'ella ben sa che le cose sono, a questo mondo purtroppo altrimenti.
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Giorgio Sand Dio Giorgio Sand
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