Ecco perchè nella immortale storia di Giorgio Sand e di Alfredo de Musset, che è forse il riassunto della vita di tutti e due, la simpatia dei più va verso il clamoroso, disperato dolore di de Musset, verso i suoi tristi lai, verso la sua povera vinta anima che cercava nell'orgia l'oblio dell'invano risorto amore: mentre i cuori restano freddi e dubbiosi davanti all'apparente calma di Giorgio Sand che fu vittima del suo pazzesco amante, e che pure ebbe il nobile coraggio di perdonargli, nascondendo pudicamente il suo dolore. (Solo molto tardi, per difendersi dalle accuse e dalle calunnie, fu indotta a scrivere «Elle et lui»).
Un'altra ingiustizia del giudizio umano, così soggetto ad errare, o almeno una sua grave esigenza, è forse quella di pretendere che i grandi artisti, i quali ci fanno il magnifico dono delle loro opere, ci facciano anche quello del perfetto esempio di loro vita.
Ci sono al mondo, a me sembra, due qualità di persone considerevoli: quelle destinate a fare, quelle destinate a dire: ed è forse soverchio domandare tutte e due le cose ad un tempo alle stesse persone. Certo noi vedremmo con gioia piena, accompagnata a questo alto e mirabilmente fecondo intelletto di donna, una più vera e più pura dignità di vita, una coscienza più precisa dei doveri ai quali nemmeno la sua grandezza dà ad una donna il diritto di ribellarsi: ma appunto perchè la nostra ammirazione è grande, perchè viva e calda la nostra riconoscenza, grande sia anche l'indulgenza nostra per colei che, nei tempi moderni, ha inghirlandato di fiori eterni la vittoria dell'ingegno femminile, mostrando al mondo, nel modo il più efficace, che «ciò che donna vuole, Dio veramente lo vuole». Per colei che ha vedute tante oscure cose della vita e le ha illuminate di novella luce, che ha tratte dalla sua poderosa fantasia, regalandole al nostro affetto perenne, tante dolci e meste sorelle: Indiana, Valentina, Lelia, Consuelo, Edmea, Fadette, Teresa, Carolina: per questa donna che emerge dalle umili e oscure file del nostro sesso, vincitrice ed ammonitrice, noi dobbiamo formulare il nostro giudizio, condensato in due sole parole: gloria e perdono!
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