8 della Etica, i figliuoli che i padri, avendo cioè esse con più fatica di quelli nel nodrirli e alevarli patite incommodi giorni e notti.
Ma qual uomo da bene vorrà dir male della donna, avendo il santissimo matrimonio il nome da quella e non dell'uomo? Imperoché, essendo il matrimonio di tanta forza che egli costringe l'uomo lasciare il padre e la madre, come dice il Vangello santo, e avendo il nome dalla donna, certo ella non merita esser maladetta, ma è da essere per ciò molto lodata, amata e riverita.
Se la donna anco è cagione della felicità dell'uomo per causa di li figliuoli, come dice Giovanni Stobeo nel Sermone 73, qual uomo sarà così di mente e di giudicio privo che possi dire mai [2v] di quella per causa della quale egli diventa felice?
Ma come potrà mai l'uomo saggio e prudente dir male della donna essendo quella, come nota il medesimo Stobeo nel Sermone 65, insieme con i figliuoli un gran regno al marito? Malediranno forsi la donna gli uomini perché ella sia d'impedimento al filosofare? A questi risponde Musonio, appresso Giovanni Stobeo nel Sermone 65, che la moglie non fu d'impedimento né a Pitagora, né a Socrate, né a Crate, ciascuno de' quali lungamente stette con quella; e nondimeno non potrai nominare alcuni quali meglio di loro abbiano filosofati. Ma diranno forsi male della donna questi, essendo ella, come scrive il sudetto Giovanni Stobeo nel sudetto luoco, la più cara e la più grata compagnia la quale possi avere l'uomo? Imperoché qual compagno al compagno, overo fratello al fratello, overo figliuolo al padre e alla madre sarà tanto amico e tanto grato come è la moglie al marito?
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