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      4 dell'Eneida.
      Paride troiano, essendo stato benegnamente ricevuto e accettato da Menelao re de' Greci, a quello nondimeno rapì la moglie Elena e la condosse seco inTroia: Livio lib. 1 e M. Antonio Sabellico lib. 7 cap. 2.
      Finalmente, per mettere fine a questa odiosa materia degli ingrati, gli Ateniesi, scordatisi delli benefìci di Aristide, mandarono quello in essilio: Valerio Massimo lib. 5 cap. 3.
     
     
      Cap. 3
     
      Che la donna è nata più nobilmente de l'uomo
     
      Hanno detto li malevoli scrittori, per annulare e in tutto cancellare l'eccellenza e nobiltà della donna, che ella non ebbe mai madre [8r] alcuna, ma che ella fu generata fra gli animali nel puzzolente fango; imperoché scrivono questi, come si legge nel lib. 2 della Nobiltà e eccellenza delle donne, che gli Egizzii dicono che quando il Nilo uscì del suo alveo inacquando la terra restò qualche paese impaludato, e per la forza del caldo nacquero molti animaluzzi, fra i quali fu ritrovata la prima donna.
      Né contenti di tal biasimo e ignominia che attribuiscono alla donna, adducono anco un'altra più vile e più ignominiosa nazione di quella, dicendo che gli antichi Greci, come è scritto nel sudetto luoco, dissero che la prima donna fu creata dal gran calore del sole e da li vermi de gli alberi fracidi in Arabia. Simonide poi, non manco temerario di questi, ha finto, come scrive Giovanni Stobeo nel Sermone [8v] 71, altre diverse nazioni della donna non manco false e indegne che quelle che hanno finti gli Egizzii e li Greci; ha finto, questo nimico del sesso feminile, che Dio abbia creato alcuna donna de malegna volpe, altra di rabbida cagna, altra di cativa terra, altra di proceloso mare, altra di polveroso cenere, altra di pigro asino, altra d'ostinato cavallo, e altre di altre cose da non dire: con le quali ignominiose e scelerate finzioni loro altro non hanno voluti, questi mordaci scrittori, persuadere a gli ignoranti eccetto che fargli credere che la donna non solo non sia cosa eccellente e nobile, ma che ella sia, come vuole Giovanni Boccacio nel suo Laberinto, cosa vilissima e una puzza e un morbo che sia sopra la terra.


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La difesa per le donne
di Vincenzo Sigonio
pagine 140

   





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