Caligola talmente era avaro che per far danari egli vendete gli ornamenti della sorella e i servi, impose grandissime gravezze e inaudite, né eccettuò sorte alcuna d'uomini: Svetonio.
Nerone rompea le botteghe, spogliò una matrona, ornata di porpora, della vesta e degli altri suoi beni, rubò gli ornamenti de i sacri templi e fece disfare le statue d'oro e d'argento fatte: Svetonio.
Finalmente, acciò che poniamo fine a questo capo degli avari, quali sono tanti che se tutti io volesse scrivere non bastaria quanta carta si fa in Fabriano, si videro in Flavio Vespasiano molti indicii e argomenti d'avarizia: imperoché egli rinovò li daci e gabelle dismesse, aggionse anco molti nuovi e insuperabili tributi alle provincie, e ad alcune anco radoppiò quelli; per causa del guadagno publicamente [22r] essercitò alcuni negoci, anco a qualunque uomo privato vergognosi, e molte altre cose da non dire; tra l'altre egli pose procuratori rapacissimi degli altri a gli uffici maggiori, acciò che quando fossero fatti ricchi li condennasse e spogliasse: Svetonio.
Cap. 8
Che le donne non sono ladre
Perché il furto è compagno dell'avarizia, quelli che hanno scritto contra le donne hanno anco detto che esse sono ladre, e l'infamia grandissima de gli uomini hanno voluto attribuire a quelle: imperoché Andrea Tiraquello, nella 9ª Legge congiogale nel numero 63, per sentenza di Esiodo dice che le donne sono ladre e che i latrocinii e furti sono proprii e particolari di quelle. Oltra questo mordace scrittore, Simonide appresso Giovanni Stobeo nel Sermone 71 dice che la donna è simile alla furace donola, la qual rubando dà molti danni a li vicini.
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