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      Giovanni Boccacio poi, non manco mordace de questi, nel Laberinto dice che [22v] tutti i pensieri delle donne, tutto lo studio, tutte l'opere loro a nessuna altra cosa tendono che a rubare. Del qual cianciume loro istimo che gli uomini di sano giudicio poco si cureranno, né meno saranno per prestargli fede, ecetto però se questi malevoli non volessero pigliare il furto delle donne in quel modo che intende un certo comico in una suo comedia, nella quale dice che tutti sono ladri, e lo prova in questo modo, cioè che la terra ruba i corpi, il cielo l'anime, li mariuoli le burse e le donne i cuori; o pure se non volessero dire che le donne fossero ladre per l'essempio di Rachel, la qual rubò, come è scritto nel Genesi cap. 31 e nell'Antonina, parte 2, tit. 1 dell'avarizia, cap. 14, al padre suo Labano gli idoli, per causa di levargli l'occasione di commettere il grandissimo peccato dell'idolatria. Ma lasciando da parte questo, vediamo ora se questo brutto vicio ascritto dali malevoli scrittori alle donne è peculiare e proprio di quelle opure de gli uomini. [23r]Si legge nel lib. 1 de li Re, cap. 30, che gli Amalechitti fecero un gran furto e rubbamento in Siceleche, dove abitava il re David con la sua famiglia, il qual era in quel tempo assente; ma intesa la cosa, esso re David perseguitò quelli e gli tolse ogni cosa e gli scacciò con grandissima furia.
      Referisce Santo Agostino nel lib. 3, cap. 4 Della città di Dio, che un certo corsalle preso da Alessandro Magno e interrogato per qual causa con tanti latrocinii egli molestava il mare, con libera voce gli respose dicendo che per quella medesima causa e ragione che egli perseguitava tutto il mondo, egli molestava il mare.


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La difesa per le donne
di Vincenzo Sigonio
pagine 140

   





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