Pagina (38/140)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      8 dell'Eneida, in Mezenzio, quando dice 'Mortua quin etiam'.
      Abimaleche, figliuolo di Gedeone, per il desiderio di regnare uccise settanta suoi fratelli, eccetto uno che fuggendo si salvò; il medesimo tagliò a pezzi tutti li Sichimiti e, presa la città loro per forza, quella rovinò affatto, e senza avere rispetto a sesso overo a età alcuna, uccise tutti, grandi e piccioli, maschi e femine; e quelli che erano fuggiti nei templi per essere sicuri furono circondati con grandissima quantità di legne, e dal fuoco e fumo di quelle furono estinti: Giudici cap. 9. [32r]Ma che maggior crudeltà si può leggere e ritrovare che la grande empietà del scelerato re Erode il quale, per uccidere il nostro Signore apena nato al mondo, uccise cento e quarantaquattro milia fanciulli? Mateo cap. 3.
      Diomede re di Tracia e Busiri talmente erano crudeli che pascevano i suoi cavalli di corpi umani: Vergilio lib. 3 della Giorgica e Ovidio lib. 3 de li Fasti.
      Caligola costrinse Sillano suo socero a tagliarsi con un rasoio la gola; uccise Ptolemeo suo cugino, figliuolo del re Giuba; similmente egli ricompensò con la morte Macrone e Enia, il quali avea egli avuto per adiutori dell'imperio. Uccise molti de' senatori; flagellò il suo questore avendolo spogliato ignudo; molti di onesta condizione furono da lui bollati e condennati a cavar metalli overo, a guisa d'animali ligati per mano e piedi, posti in prigione, e altri con la sega tagliati per mezzo, e questo per niuna causa. Egli costringea i parenti a ritrovarsi presenti a li supplicii de li figliuoli; a uno de' quali, iscusandosi [32v] che egli era infermo, mandò la lettica.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La difesa per le donne
di Vincenzo Sigonio
pagine 140

   





Eneida Mezenzio Mortua Gedeone Sichimiti Giudici Erode Tracia Busiri Vergilio Giorgica Ovidio Fasti Sillano Ptolemeo Giuba Macrone Enia