Il maestro della caccia e de li spettacoli pubblici, ogni dì con catene alla sua presenza battutto, non prima uccise che egli fosse offeso dalla puzza del putrefatto cervello e capo di quello. Un cavaglier romano, quale era stato tratto a fiere per essere da quelle divorato, gridando che egli era innocente, fece condure a sé, e tagliatagli la lingua lo ritornò alle fiere. Quelli che egli facea tormentare comandava che fossero percossi da colpi leggieri acciò che durassero più nel martìre. Desiderava, questo crudele, uccisione di esserciti, fame, pestilenza, incendii e qualche vorragine della terra; si dolea che i suoi tempi non fossero pieni di qualche calamità inaudita e stupenda. Nella dedicazione del ponte in Pozzuoli molti, e quasi tutti da sé invitati, precepitò dal lito del mare, e alcuni pigliando le soghe delle navi acciò che non si annegassero, fece con le pertiche andare a fondo. Altre infinite crudeltà e empietà lasciamo da parte di questo ribaldo, le quali insieme con queste sono scritte da Svetonio nella Vita di quello. [33r]Domicio Nerone, figliuolo di Domicio Enobarbo e di Agrippina, uccise la madre, pigliò per moglie Ottavia e Sabina avendo prima fatto uccidere i mariti loro e finalmente, sacciato di quelle, le fece parimente uccidere. Pietro e Paolo apostoli parimente furono da questo scelerato uccisi; Antonia figliuola di Claudio, ricusando pigliar quello per marito, fu da lui uccisa; annegò Crispinio suo figliastro, mandò in essilio Tusco figliuolo della sua baglia.
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