Ma ella sola, contra il comandamento del crudelissimo nimico, fra gli estrani e soprastandole il grandissimo pericolo, sepelì il corpo, facendogli quello onore che ella puoté, preparata di morire per il marito morto, quale ella avea grandemente amato vivo.
L'amor di Didone quanto fosse grande verso il morto Sicheo suo marito, Vergilio lib. 4 dell'Eneida dicendo: [37r]
Quello che prima ebbe il mio dolce amorequello lo servi dopo morte ancora.
Della quale Didone anco così si legge nel lib. Della pudicizia delle moglie: "Didone sorella di Pigmalione, addunato molto oro e argento, navigò in Africa, e nel medesimo luoco edificò Cartagine città grandissima, e essendo addimandata per moglie dal re Iarba per un poco di tempo differì le nozze, e edificata una pira in onore di Sicheo, suo marito morto, più tosto volse ardere che maritarsi. Donde che una casta donna edificò Cartagine, e la medesima città finì nella lode della castità: imperoché la moglie di Asdrubale vedendo che, presa e accesa la città, ella era da essere fatta pregione da' Romani, presi da ogni lato i figliuoli piccioli, si trette liberamente nell'incendio della sua casa"; questo si legge nel lib. Della pudicizia delle moglie.
Un altro grandissimo segno d'amore d'una moglie verso il suo marito referisce San Girolamo dicendo Contra Gioviniano [37v] che Valeria, nobilissima donna romana, essendo morto Servio suo marito, non volea maritarsi in alcuno altro uomo, e essendo ella pregata che pigliasse il secondo marito, rispose che non lo potea fare perché il primo vivea ancora; imperoché diceva ella che il suo marito viverebbe sempre, mentre che ella vivea, nel suo cuore, dalla memoria del quale la sola morte la potea levare.
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