Salomone, d'ogni altro sapientissimo, nella sua Cantica cap. 2 introduce lo sposo parlare alla sposa a questo modo: "Mostrami la tua faccia, perché la tua faccia è bella"; e David suo padre, nel Salmo 44, dice: "Il re desidera la bellezza". E l'Ecclesiastico, cap. 36, dice: "La bellezza della donna fa lieta la faccia del suo marito"; e dinanti, nel cap. 26, dice: "Sì come il sole nascendo nel mondo è di ornamento nelle cose altissime di Dio, così anco la bellezza della donna è di ornamento alla sua casa".
Per le qual cose facilmente si può conoscere, sì per l'essempio di Giacob patriarca, come anco per l'autorità delle leggi mosaiche, di Salomone, di David, che la bellezza della donna debbe esser sommamente apprezzata e non biasimata.
Oltre questi sudetti, Omero, quel gran mare d'ogni disciplina, lib. 3 della Iliade, introduce Paride che [43v] risponde ad Ettore, il quale gli rimproverava la bellezza di Elena, dicendo:
Non mi gittar in occhio i doni amabilidi Venere, ch'i don degni di gloria
de i dei rimproverati esser non debbono.
E dalla medesima sentenza di Omero pare avere tolto Ovidio quello nel lib. 2 Dell'arte di amare, quando dice: "La bellezza don di Dio".
Alla cui sentenza sottoscrive Grisostomo vero teologo nella prima Omelia sopra il Salmo 50, dicendo: "La bellezza non merita essere biasimata, perciò che ella è dono di Dio".
Ma ancora quelli uomini forti, quelli eroi, quelli semidei tanto istimarono questa bellezza, che niente istimarono la morte per amor d'una sola donna bella; né bisogna che pensiamo che li Greci combattessero per la vendetta, avendo essi giurato di lasciare la guerra riavuta [44r] Elena, overo che li Troiani per ritenere la dignità loro, cioè che paressero per paura averla restituita; perciò che Quintiliano, lib.
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