8 ove disputa Della amplificazione, dice: "Non pensano i prìncipi troiani che sia cosa indegna che li Troiani e li Greci per la bellezza di Elena sostengano tanti mali così lungo spacio di tempo. Qual bellezza dunque si debbe credere che sia quella? Perciò che non Paride, il quale rapì quella, dice questo, né altro giovine overo uno del volgo, ma i vecchi e prudentissimi, e quali sedono appresso Priamo, ma esso re debilitato per la guerra che era durata dieci anni, avendo perduto tanti figliuoli, instando il grandissimo pericolo, a cui quella faccia, per la quale l'origine di tante lagrime era venuta, dovea essere grandemente in odio e abominevole, ascolta queste cose, e chiamandola per figliuola la fa sedere appresso di sé, e la iscusa, e nega egli che ella sia stata causa di tanti suoi mali". Questo dice Quintiliano, il quale ha tolto [44v] ogni cosa da Omero, nel 30 lib. della Iliade.
Di questa bellezza di Elena ragionando Luciano nel dialogo intitolato Caridemo, dice: "Essendo l'Europa nel principio commossa nell'armi contra l'Asia, potendo i Troiani, restituita Elena, senza alcun pericolo e paura tenere la città e regno loro, promettendo li Greci a quelli, se aveano Elena, liberarli, nessuno di quelli volse provedere a sé medesimo, istimando che nessuna causa si potesse ritrovare più bella della guerra per la qual moressero; e sapendo ancora di certo li dei che li suoi figliuoli doveano morire in essa guerra, mai gli volsero rimovere da quella, istimando non minor gloria loro dovere riportare da tal guerra, se fossero morti per amor della bella Elena, che perché fossero creati da li dei".
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