Né è sprezzata la bellezza da li dei e dalle dee, perciò che se questo fosse vero, non loderebbono i poeti tanto quelli dalla bellezza: Omero nel lib. 20 della Iliade loda Apollo chiamandolo [45r] intonso e crinito, e molti altri poeti, che lungo sarebbe racontare, lodano quello dalla bellezza.
Parimente esso Omero loda Giunone regina e dea dell'altre dee, perché ella ha belle gotte e bianche braccia, nel lib. 1 dell'Iliade e altrove in molti luochi.
Il medesimo lodando la dea Proserpina, dice che ella ha belle braccia. Vergilio parimente nel lib. 8 loda la dea Venere avendo le braccia candide come neve a questo modo:
Avea già detto, quando con le bracciacandide il suo marito, che aspettava,
dolcemente la dea d'intorno stringe.
Loda anche Omero, nel lib. 15 della Iliade, Giunone dalle ciglia negre, perciò che è noto questo, che tal ciglia molto s'aspettano alla bellezza delle donne; perciò che Giovinale nella Satira prima scrive che le donne con arte si fanno negre le ciglia per essere più belle. Loda parimente esso Omero [45v] l'Aurora dalla bellezza, dicendo nel lib. 2, 8 e 17 della Odissea che ella ha le dita delle mani di roseo colore; loda parimente il sudetto Omero Cerere, Calipso, Latona e le Grazie da i belli crini; loda le Muse da li occhi negri, perché tali occhi molto s'aspettano alla bellezza. E Catullo, biasimando l'innamorata di Formiano perché ella non avea gli occhi neri, disse:
Dio ti salvi fanciulladi non picciol naso
né di bel piede e occhiche meno son neri.
Finalmente il medesimo Omero, lib.
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