Ma passiamo più oltre a i santi scrittori, i quali e essi apertamente hanno dimostrato quanto conto si debbia fare della bellezza e per il contrario quanto sia da esser biasimata la bruttezza.
Santo Agostino, nel lib. 22 cap. 19 Della città di Dio e nel cap. 20 dell'ultimo lib., e nel lib. detto Enchiridion cap. 92, afferma che i corpi de li santi resusciteranno nel giorno del Giudicio senza alcuno vicio e senza bruttezza alcuna; col quale si accorda il Maestro delle sentenze San Tomaso, lib. 4, distinzione 44. Nel qual luoco tutti gli uomini illustri non solo questo affermano, ma molti di quelli vogliono che li corpi degli dannati per il contrario resuscitino con le loro bruttezze a loro maggiore confusione; e questo assai l'acerta il detto Santo Agostino nel sudetto libro Enchiridion cap. 93, assignando la ragione perché egli lasci quello imperfetto, dicendo: "Non ne debbe affaticare la loro incerta abitudine overo bellezza, de' quali sarà certa e perpetua la dannazione; [50v] perciò che, s'a questo resuscitino per essere dannati e siano di peggiore e non di megliore condizione, manifestamente appare che a loro non sarà data la bellezza, la quale non hanno avuta, né li sarà tolta la bruttezza la quale essi hanno avuta"; sì come pone San Bonaventura nella medesima distinzione 44.
Séguita poi quella gran tromba di Dio, David, nel Salmo 44, parlando di Cristo che avea da venire, dicendo: "Più bello di tutti i figliuoli", e un'altra volta nel Salmo 92 dice: "Il Signore ha regnato, egli è vestito di bellezza"; e Isaia cap.
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