1, dice essere stato giudicato da' Romani che le donne potessero usare vesti di porpora e riccami d'oro. Il medesimo nel sudetto luoco dice: "Acciò che la pudicizia di quelle non fosse trista e orrida, ma temperata di onesta sorte di severità, concedendolo i mariti loro, usarono oro in abondanza grande e veste di rosato, e acciò che facessero la beltà loro più adorna, con somma diligenza e arte si faceano i capelli biondi e rilucenti e belli". Ma che più? dice Giulio Polluce lib. 8 che già in Atene furono prefetti sopra l'ornamento muliebre li quali condennavano in danari le donne inornate; e Arpocrazio dice, come [68v] attesta Ipperide nella 2ª orazione Contra Aristagora, che le donne, nelle vie, inornate erano condennate in mille dramme: e Crobolo comico dice essere stata posta una legge di questo da Filippide.
Finalmente le sacre lettere sono testimonio che l'ornamento delle donne non è biasimato: perciò che si legge che Rebecca, come è scritto nel Genesi cap. 24, ricevete dal servo di Abramo due pendenti d'oro di gran prezzo, e similmente due braccialetti con li quali ella s'ornasse,
Quella Noemi poi, santa donna, come si legge in Rhut cap. 3, insegnando a Rhut in che modo ella potesse avere Both per suo sposo, le dice: "Lavati, profumati, e delle più belle vesti che hai ti vestirai".
Ester parimente, di non minor santità di Noemi, si ritrova nella sua istoria, cap. 2, che ella usò profumi, belletti e odori.
Si legge anco nell'Essodo, cap. 35, che le donne detero per ornare il tabernacolo di Dio braccialetti d'oro, [69r] pendenti, anelli e altri ornamenti.
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