È poi scritto da Ovidio nelle Pistole che egli, deposto l'abito virile, la mazza e la spoglia del leone, stava vestito da donna sotto la disciplina di Omfale, con le donne filando e facendo gli uffici doneschi; per il che si può comprendere se libidine fosse in lui, avendo egli perso per causa di quella il cervello.
Una ribalderia grandissima fece Paride troiano, il quale sotto pretesto d'amicizia usò il tradimento a Menelao re di Grecia e li menò via Elena sua moglie; ma il traditore pagò la pena di tal sceleranza, perché egli insieme con tutta la sua progenie e con il regno troiano andete a fuoco e fiamma; Vergilio, Darete Frigio e altri.
Scrive Ovidio, lib. 6 Metamorfosi, che Tereo, re di Tracia, non si vergognò stuprare Filomena, figliuola di Pandione, re di Atene, e sorella di Progne sua moglie.
Claudio Cesare non fece vergogna a gli altri scelerati, ma egli pagò il dacio delle sceleranze, perciò che per forza egli [83r] vuolse la figliuola del fratello, ma poi da quella fu velenato: Sesto Aurelio.
Nitteo, re d'Etiopia, stuprò la figliuola Nittimene: Ovidio lib. 2 Metamorfosi; né mancano altri scelerati che hanno commessi il sacrilegio e incesto per la sua innata e sfrenata libidine ma, per non dire più di questi, vediamo anco la sceleragine de' ruffiani.
Si legge ne gli Adagi che Crobilo fu un certo ruffiano sceleratissimo, il quale del continuo tenea due meretrici in casa a guadagno, per causa delle quali egli tirava in casa molti giovini e li rubbava poi; donde che nacque un proverbio, che quando vogliamo significare due compagni ribaldi e scelerati dicemo: "la compagnia di Crobilo".
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