Pagina (99/140)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      animose e anco atte all'armi e alla guerra
     
      Scrive Giovanni Stobeo, per sentenza di Euripide in Medea, che la donna è paurosa, di forze picciole e nel vedere [86r] l'armi timida. Vergilio parimente, lib. 9, e Ovidio nella prima Pistola che è intitolata Penelope a Ulisse, chiamano le donne pavide e non atte alla guerra, e il medesimo Ovidio nell'Arte d'amare parimente le chiama timide. Seneca poi, nella tragedia intitolata Ottavia, dice che la natura ha negata la forza alla donna acciò che ella non fosse invincibile; ma se ciò sia vero o falso gli essempi delle donne valorose a pieno lo dimostreranno.
      La moglie di Stratone Regolo, vedendo il marito che con le proprie mani si volea uccidere acciò che egli non fosse fatto pregione da li nimici, e riguardando egli il pugnale con grandissima timidità e viltà d'animo, aspettando la venuta de li nimici, ella trasse di mano quello al spaventato marito e l'uccise, e poi, se stessa uccidendo, si pose sopra quello: questo è scritto nel lib. Della pudicizia delle donne.
      Ma passiamo oltre e vediamo le valorose imprese [86v] delle donne nelle armi: Minerva, per altro nome Pallade, prima di tutti insegnò, come dice Cicerone, lib. 3 Della natura de li dei, voltare il ferro in armi, coprire il corpo di quelle, l'arte del combattere e tutte le leggi della guerra. Di questa ragionando il Boccacio, lib. 5 Della genealogia de li dei, cap. 78, citando l'autorità di Cicerone, dice che per queste cause ella fu chiamata da alcuni Bellona e sorella di Marte e guida del carro di quello, come pare attestare Stazio dicendo:


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La difesa per le donne
di Vincenzo Sigonio
pagine 140

   





Giovanni Stobeo Euripide Medea Ovidio Pistola Penelope Ulisse Ovidio Arte Ottavia Stratone Regolo Minerva Pallade Cicerone Boccacio Cicerone Bellona Marte Stazio