La sentenza de' quali è stata confermata dal Giurisconsulto nella l‹egge› 1, § Sexum, nella parola Inverecunde postulans, § de postulatione, nel qual luoco gli inter [99r] preti adducono la istoria della inverecondia muliebre. E anco Giovanni Stobeo nel Sermone 71 dice che non è animal più sfacciato e di minor vergogna che la donna.
Nondimeno non voglio, perciò, che in questa materia più possino li sudetti autori nimici delle donne che gl'infrascritti santi autori veri amatori della verità, imperoché dobbiamo più tosto credere a questi che a quelli; scrive dunque san Girolamo in una Pistola alle vergini, di cui questo è il principio: "Quamquam in coelestibus", che quanto più è vergognoso e onesto il sesso muliebre del virile, che tanto più l'animo di quello debbe essere modesto. E San Tomaso, Del regimento de' prìncipi lib. 4 cap. 6, scrive che la natura pose molti freni alle femine, fra le quali annumera la vergogna. Del cui parere è parimente Egidio Romano nel lib. del medesimo titolo, cap. 2 nella prima parte e similmente, [99v] per la autorità di quello, Luca Panormitano nella l‹egge› 1, col. 1, c‹ap.› De muli‹eribus›, con li quali è conforme il Testo nella l‹egge› Optimam, c‹ap.› de contr‹ahenda› et commit‹tenda› stipul‹atione›; assegna la natural vergogna alle donne e la l‹egge› In coniunctione, in quelle parole: Etsi puella cultu verecundia, c‹ap.› de nuptiis, dove Baldo nota che è cosa naturale alla donna per la vergogna tacere; e quella legge parla della putta la quale, interrogata delle sue nozzi, per vergogna tace.
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