2 e Sabellico lib. 8 cap. 2.
Iarbita mauro, volendo imitare Timagene filosofo e apparer dotto e eloquente come lui e non potendo, per l'invidia finalmente creppò: Orazio lib. 1 delle Pistole. [102v]Scrive il Testore, oltre i molti altri che hanno scritto di questo vicio, che tanta invidia regnò in Dedalo, che egli uccise Telo suo discepolo perché egli avea ritrovato la sega e la ruota del boccalaro.
Cap. 21
Che le donne non sono golose né dedite al vino
Giovanni Stobeo, citando Simonide, mordacissimo scrittore contra le donne, nel Sermone 71, dice che la donna non sa fare altra opera che mangiare e divorare.
Plauto poi nel Curculione fa che una donna, tratta da l'odore del vino, dicchi cose grandissime, di modo che egli vuol persuadere dalle parole di quella che tutte le donne siano deditissime al vino. Le qual parole, considerate da Andrea Tiraquello nella nona Legge congiogale, numero 153, l'hanno talmente persuaso a credere che così sia, che egli ha detto: "Chi udì mai che un uomo dicesse simili parole appresso di comico alcuno overo d'altri scrittori?" Ha parimenti egli [103r] nel sudetto luoco detto che per nessuna altra causa il demonio prima tentò la donna che l'uomo del vicio della gola, se non perché egli sapea che il sesso muliebre era più inchinato a tal vicio che l'uomo, e che con minor fatica egli suppererebbe quella: il che, dice egli, li venne fatto. Ma contra questa sua chimera fantastica si risponde che il diavolo, come è stato notato nel lib. della Nobiltà delle donne, principalmente la tentò come colui che la conobbe più eccellente dell'uomo e di tutte le creature e, come dice San Bernardo, vedendo il diavolo la maravigliosa bellezza di lei e sapendo che ella era tale quale avanti nel divino lume l'avea conosciuta, che sopra tutti gli angeli avea a godere il colloquio di Dio, nella donna sola drizzò l'invidia per la sua eccellenza.
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