Adriano imperatore fu così desideroso di fama e fu così ambicioso che dete libri, scritti da sé medesimo della sua vita, a suoi liberti quali pubblicassero quelli sotto il nome loro: Eliano Sparziano.
Nerone fu talmente mosso dalla vana gloria e dalla ambicione che pensava egli farsi immortale, donde che chiamò il mese d'Aprile Nerone e ordinò che Roma fosse chiamata Neropoli: Svetonio.
Goliath filisteo quanto si vantasse si può conoscere dalle sue parole, quando egli diceva al popolo ebreo: "Chi vuol combatter meco si faccia inanti": lib. 1 de li Re cap. 17.
Ma chi più si vantava e gloriava di Aman? Il quale, invitato da Ester, chiamò i suoi amici e la sua moglie e espose a quelli la grandezza delle sue ricchezze e de' suoi figliuoli, e molte altre cose piene di iattanza; ma il giorno seguente egli fu impiccato: Nicolò Annapo cap. 100. E di questi basti per ora.
Cap. 24
[112r] Che le donne non sono bugiarde né spergiure
Andrea Tiraquello, nella nona Legge congiogale numero 41, dice che la donna è bugiarda. E Properzio lib. 2 dice che ciò che giurano le donne, il vento lo porta seco; donde che questi scrittori non solo le fanno bugiarde ma anco spergiure. Le qual cose se fossero vere, certamente le donne meritariano essere dette figliuole del diavolo, il quale è padre della bugia, sì come si legge nel Genesi cap. 3.
Ma perché appresso gli istorici si ritrovano infiniti uomini bugiardi e spergiuri, e pocchissime donne, e quasi nessuna, che di tal brutto vicio sia macchiata, credo io che sia il contrario di quello che dicono questi tali contra l'onore delle donne, e che più tosto mossi da qualche loro passione abbiano detto cose tali, acciò che nessuno alle donne mai fosse per prestar fede; ma vediamo quanti uomini sono stati notati da li scrittori di questo vicio che i nostri sudetti autori attribuiscono alle donne.
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