Non restaria materia di addure altri essempi di buggiardi, ma, di questi contenti, passiamo più oltre ad altra materia.
Cap. 25
[114r] Che le donne non sono più maliciose né più
scaltrite de gli uomini, ma che sono più semplicie più pure di quelli
Accursio, nelle sue Glose sopra la legge Si a sponso, nella glosa ultima, nel fine, c‹ap.› De donat‹ionibus› ante nuptias, e nella glosa sopra la legge Omnes, c‹ap.› De his qui veniunt aetat‹e› impe‹diti›, dice che gli uomini sono astuti e scaltriti, ma che le donne avanzano quelli; nel quale parere anco è Platone, lib. 6 delle Leggi, e Aristotele lib. 9 Degli animali cap. 1, e Luciano il quale, nel dialogo intitolato Prometeo, induce Mercurio lamentandosi di Prometeo perché egli avea fatto gli uomini astutissimi, ma molto più astute le donne. Contra le qual favole e ciance parmi che molto bene sia stato risposto da Cirillo teologo santissimo, Sopra il Vangelo di San Giovanni lib. 2 cap. 87, isponendo quel detto "Vade voca virum tuum": imperoché egli dice che l'intelletto delle donne è molle e tardo, ma che quello de gli uomini è di natura più docile [114v] e più scaltrito, e per questa causa egli pensa che la donna, sì come roza, fosse comandata dal Signore chiamare il suo uomo. A cui parmi anco che le leggi s'accostino, le quali non così gravemente puniscono le donne come fanno gli uomini, e a quelle più facilmente perdonano se fanno qualche errore, sì come cioè a quelle che pecchino più tosto per semplicità che per astuzia e per malicia: il che piace a Baldo nella Rubr‹ica›, c‹ap.
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