Gli Etruschi, che precedettero i tempi romani, sono i primi popoli d'Italia di cui la storia abbia fino a noi tramandate poche ed incerte memorie. Le maremme, oggi deserte, erano allora sparse di borgate(2), e la terra, sempre fertile in ragione del travaglio, era per loro una sorgente inesausta di ricchezze in greggie ed in grani. La lunga prosperità di cui godettero avendo loro permesso di occuparsi delle scienze e delle arti, se non furono superiori ai Greci, li precedettero almeno nella gloria letteraria. I poeti chiamarono età dell'oro il regno di Saturno nell'Etruria, e non si scostarono affatto dalla verità.
Avevano gli Etruschi adottato il governo della prosperità e della libertà, il governo federativo(3). Diasi lode ai popoli liberi, i quali, non lasciandosi sedurre dall'ambizione, preferiscono alla potenza ed alla gloria il migliore d'ogni bene, la libertà: essi chiedevano al loro governo non conquiste novelle, ma universale amore e moderazione. Onoriamo le nazioni libere che preferiscono ad ogni altro governo il federativo, non tanto perchè si limita a difendersi dalle straniere aggressioni, ma più ancora perchè non si lascia affascinare dai prosperi avvenimenti, o sedurre da ambiziosi progetti.
Nè gli Etruschi erano allora i soli popoli federati d'Italia; che anzi i Sabini, i Latini, i Sanniti, i Bruzi, e quant'altre nazioni guerreggiarono contro Roma, ebbero tutte un governo federativo. Tali leghe non fecero, è vero, splendide conquiste, ma seppero solidamente stabilirsi; perciò che non soggiacquero alla romana possanza che dopo una lunga prosperità. Queste nazioni sì poco conosciute, e così degne della comune ammirazione, scomparvero(4), e con loro perdette l'Italia la felicità, le ricchezze, la popolazione, la vera libertà. Il popolo romano, quel popolo re, sagrificò tanti beni allo splendore d'un gran nome, alla perniciosa gloria delle conquiste.
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