Non vi vollero meno di altri cinque secoli di barbarie per far dimenticare agli uomini le funeste lezioni del despotismo, per restituir loro l'energia, per creare presso de' medesimi i soli elementi onde può formarsi una nazione.
Questa nazione uscì finalmente di mezzo al caos che pareva avesse inghiottito il mondo; il cuore degl'Italiani si riaprì di nuovo all'amore della patria e della libertà, e non mancò loro il coraggio necessario per acquistare e conservare questi preziosi beni. A lato alle grandi virtù non tardarono a svilupparsi ancora i grandi talenti; le scienze e le arti coltivaronsi felicemente, di modo che, quando Costantinopoli cadde in potere degli Ottomani, l'Italia trovavasi preparata a ricevere il prezioso deposito della greca letteratura, che conservatasi in mezzo alle rovine delle province, poteva succumbere sotto quelle della capitale. L'Europa deve alle repubbliche italiane la ricca eredità dell'antica sapienza. Ed appunto questa seconda epoca delle virtù, dei talenti, della libertà, della grandezza, è quella che mi sono proposto di far conoscere.
La storia della repubblica romana scritta da tanti eccellenti ingegni antichi e moderni è di tutte la meglio conosciuta; e non senza ragione si alimenta la gioventù collo studio delle cose spettanti ad un popolo così grande, così glorioso, i di cui destini fissarono, per così dire, quelli del mondo. Quel vivo interesse che avea eccitato la repubblica romana, ci condusse altresì a studiare le rivoluzioni dell'impero, quando ancora, perduta la libertà, il valore, l'energia, protraeva una vergognosa esistenza nel vizio e nella schiavitù. Quantunque nojosa riesca la storia d'ogni altro governo dispotico in decadimento, si segue fino alla sua totale dissoluzione quello dell'impero d'Occidente.
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