Ma i Lombardi non s'unirono agl'Italiani come fecero i Goti loro predecessori. Entrando in Italia avevano più crudelmente abusato della vittoria(24), di quel che facessero i Goti, per cui le due nazioni rimasero divise da un implacabile odio, anche lungo tempo dopo la caduta della monarchia di Pavia. Ascoltiamo il vescovo di Cremona Luitprando di origine lombarda: «Noi altri Lombardi, egli dice, siccome i Sassoni, i Franchi, i Lorenesi, i Bavari, gli Svevi ed i Borgognoni, disprezziamo di sorte il nome romano, che, in istato di collera, non sappiamo proferire maggior ingiuria contro i nostri nemici, che chiamandoli Romani; giacchè in questo solo nome comprendiamo tutto quanto vi può essere d'ignobile, di timido, d'avaro, di lussurioso, di menzognero, e per dirlo in una parola, tutti i vizj(25).» I Romani dall'altro canto, non è a dubitarsi che non avessero maggiore antipatia pei loro oppressori. Ma la razza de' Lombardi prosperava in Italia; mentre quella de' Romani s'andava gradatamente estinguendo. I corrotti ed effeminati costumi degli ultimi li tenevano nel celibato; mentre l'attività, il desiderio di perpetuare ne' loro discendenti col proprio nome la gloria ch'eransi acquistata, consigliava i Lombardi al matrimonio. I pochi Italiani ancora bastantemente ricchi abbandonavano un paese, che ogni giorno diventava per loro sempre più straniero, e si riparavano nel ducato romano, nell'Esarcato, nella Calabria greca, o nelle lagune veneziane, dove trovavano concittadini nemici dei loro oppressori.
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