I feudatarj abbracciavano sempre la parte del vinto, perchè il vincitore richiedeva ubbidienza; lo che pareva loro cosa dura ed obbrobriosa(40).
(888=894) In sessant'anni che durarono le guerre civili, Berengario regnò trentasei anni, prima col titolo di re d'Italia, e gli ultimi nove con quello d'imperatore; il quale, dopo aver domati i principi della casa di Spoleti suoi primarj rivali, rivolse le armi contro gli altri competitori, che gli suscitarono i suoi sudditi, Luigi di Provenza e Rodolfo di Borgogna; onde la lotta che sostener dovette per il trono, durò quanto il suo regno; «imperciocchè, osserva uno storico quasi contemporaneo(41), gl'Italiani vogliono aver sempre due padroni onde contener l'uno col terrore dell'altro(42).»
Il regno di Berengario, reso celebre dalle guerre civili dell'Italia, fu pure l'epoca sventurata dell'invasione dei popoli nomadi del nord e del mezzogiorno, gli Ungari ed i Saraceni, che pel corso di cinquant'anni continuarono le loro devastazioni, cambiando i costumi degl'Italiani coll'obbligarli ad adottare un nuovo sistema di difesa.
(888=924) La debolezza di Luigi, figliuolo d'Arnolfo re di Germania, aprì le porte della Germania e dell'Italia agli Ungari, nazione barbara ancor pagana, che, uscita come gli Unni dai deserti della Scizia, ne aveva seguite le tracce per la rovina degli Occidentali, spopolando le province, e forzando i Greci, i Bulgari, i Tedeschi, a redimersi dalle loro devastazioni con vergognosi tributi. Questi feroci popoli furono principale cagione che si prestasse fede all'opinione dell'avvicinamento della fine del mondo; ed i teologi discussero gravemente la quistione, se questi popoli erano coloro che la scrittura indicava coi nomi di Gog e Magog(43). Pareva che questi barbari si compiacessero di versare il sangue umano, e non avessero le loro irruzioni altro oggetto che quello di distruggere.
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