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      Prima di quest'epoca i Saraceni, altri barbari non meno feroci, eransi già fortificati alle due estremità d'Italia. Avevano costoro dall'827 all'851 tolta ai Greci la Sicilia(46). Erano di là passati nel regno di Napoli, ov'eransi stabiliti dopo l'839; e verso i tempi in cui Berengario salì sul trono, avevano occupate altre terre de' Latini, e procuratisi nuovi asili. Avevano in particolare fortificato un castello, o accampamento sul Garigliano, di dove facevano frequenti scorrerie nella Terra di lavoro e nella campagna di Roma fino alle porte di quest'antica capitale del mondo.
      Altri Saraceni di diversa setta saccheggiavano il Piemonte. Una barca di corsari musulmani sortiti dalla Spagna aveva fatto naufragio a Frassineto presso di Nizza sulle frontiere della Liguria e della Provenza. Questa barca, se crediamo allo storico Luitprando, era montata da soli venti soldati, che invece di scoraggiarsi, approfittando delle scoscese rupi su cui erano stati gettati dalla burrasca, vi si fortificarono(47). Le prime trincee non furono che siepi di spine: ma trovarono questo loro asilo abbastanza sicuro per farlo centro delle nuove piraterie sulle coste e villaggi vicini. I pirati della loro nazione, avvertiti dai segni esposti, popolarono ben tosto il nuovo stabilimento in modo, che osarono di avanzarsi fino nelle pianure del Piemonte, saccheggiando Acqui: e traversando una volta il monte s. Bernardo, s'impadronirono della città di s. Maurizio nel Vallese.
      I Saraceni e gli Ungari tenevano lo stesso metodo di far la guerra.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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