Offrirono la sua corona a Rodolfo re della Borgogna transjurana, e lo invitarono a scendere in Italia. Berengario, informato della cospirazione, credette di disarmare coi beneficj i suoi nemici. Guido duca di Toscana, e Berta sua madre, caduti poc'anzi in suo potere, ebbero tosto la libertà. Adelberto e Gilberto furono fatti prigionieri da una banda di Ungari assoldati da Berengario; il primo seppe deludere l'altrui vigilanza, e fuggì; ma l'altro dovette la propria salvezza soltanto alla clemenza del re. Berengario marciò in seguito contro Rodolfo, e lo vinse: ma reso dalla vittoria meno cauto, fu colto in un'imboscata, ed interamente sconfitto. Allora Berengario fu costretto di ritirarsi in Verona, ov'erasi più volte rifugiato prima. L'inseguirono i congiurati, e persuasero certo Flamberto nobile Veronese, cui l'imperatore aveva tenuto un figlio a battesimo, ad assassinarlo.
(924) N'ebbe sentore a tempo, e chiamato innanzi a sè quel signore, gli ricordò il proprio affetto, i beneficj accordatigli, l'enormità del delitto, e lo scarso vantaggio che doveva ripromettersene: quindi presa in mano una coppa d'oro: «Questa coppa, diss'egli, sia tra di noi il pegno dell'obblìo del vostro fallo e del vostro ritorno alla virtù: prendetela, e risovvenitevi che il vostro imperatore è il padrino di vostro figlio.» La stessa notte per mostrare d'essere superiore ad ogni sospetto, invece di rinserrarsi nel suo palazzo ch'era fortificato, andò a dormire senza guardie in una casetta posta in mezzo de' giardini.
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