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      Pure lo stesso sistema formava la sicurezza del duca ugualmente che del gentiluomo, sanzionando ad un tempo l'obbedienza del vassallo e del valvasore: e quindi per il corso di più secoli i duchi non furono forti che per la forza de' gentiluomini loro subordinati(70). Risalendo la scala feudale il re, posto al di sopra dei duchi, avrebbe dovuto esercitare sopra di loro l'autorità medesima che i duchi avevano sui gentiluomini. Ma se il diritto di proprietà de' grandi vassalli su tutta la provincia non era che una finzione della legge, il diritto di proprietà del re su tutto il regno era una finzione ancora più lontana dalla realtà: e poichè la stabilità del potere era appoggiata alla ricchezza territoriale, il potere de' gentiluomini sui loro subordinati doveva essere assoluto, precario quello del duca, e quello del re quasi nullo.
      L'anno 576 epoca della morte di Clefi, il secondo de' principi lombardi che regnarono in Italia, la nazione suppose di poter far senza capo. I duchi che allora erano trenta, furono risguardati quali rappresentanti di tutti gli uomini liberi accostumati a combattere sotto le loro insegne. Si affidò loro l'amministrazione dello stato, ed essi rappresentarono per dieci anni una imperfetta imagine di repubblica. A tal epoca gli stessi gentiluomini s'accorsero che per assicurare la loro libertà, era necessario che i loro capi dipendessero da un superiore, e colsero l'opportunità d'una pericolosa guerra col Franchi e coi Greci per sottomettersi nuovamente all'autorità reale(71).


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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