I soldati che nominavano e deponevano i re avevan più cura di mantenere la loro indipendenza nelle province loro, che i diritti dell'assemblea di cui erano membri. La carta d'elezione terminava d'ordinario colle seguenti parole: «E come il glorioso re N. si è degnato di promettere che osserverà tutte le condizioni soprascritte, la di cui osservanza è ben necessaria; e che col divino ajuto avrà cura della nostra e della sua salvezza, è piaciuto a tutti noi di eleggerlo nostro re, signore e difensore; obbligandoci di ajutarlo con tutte le nostre forze nel real ministero, per la sua conservazione e per quella del regno»(79).
Intanto agli occhi del popolo il poter sovrano veniva trasmesso al nuovo monarca col porre in sul suo capo la corona di ferro che custodivasi in Monza. Quando il grande Ottone fu così coronato, Walperto arcivescovo di Milano celebrò i santi misteri circondato da molti vescovi. Frattanto il re depose sull'altare di S. Ambrogio tutti i reali ornamenti, la lancia, il di cui ferro era stato fatto con un chiodo della croce di nostro Signore, la spada reale, l'ascia, il budriere e la clamide imperiale; e servì vestito da sottodiacono, mentre il clero celebrava la messa secondo il rito ambrosiano. Terminato il sacrificio, l'arcivescovo arringò i duchi ed i marchesi che lo circondavano, ricordando loro le virtù di Ottone, che unse col sacro crisma; indi rivestitolo degli abiti e delle armi deposte sull'altare, pose finalmente sul di lui capo la corona di ferro de' Lombardi(80).
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