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      Ottone non fu meno vittorioso di Carlo, ma Ottone trionfò dei nemici dei popoli ridotti a civiltà, e degli aggressori che guastavano le province dell'impero colle loro scorrerie. Egli non cercò di estendere i limiti dell'impero, e non s'arrogò che i poteri necessari per proteggere i suoi sudditi; e dopo aver data la pace alle sue province, preparò i popoli a poter un giorno essere indipendenti.
      La costituzione che Ottone il grande diede agl'Italiani, poi ch'ebbe conquistato tutto il regno di Berengario, era di tutte la migliore per conservare al monarca, obbligato di trattenersi lungo tempo ne' suoi stati di Germania, la sua autorità. Prima della fatale invenzione delle truppe di linea, prima di scoprire che uomini liberi potevano ridursi a vendere la loro volontà e le loro braccia per un miserabile salario, il despotismo non poteva avere regolare e durevole stabilimento. Fin ch'era in luogo, l'ascendente d'un grand'uomo faceva piegare ogni cosa alle sue volontà, e ciò con tanto maggiore facilità, quanto più grande era nei popoli il dovere della riconoscenza; ma tosto che s'allontanava, l'interesse personale ripigliava il suo predominio sul cuore d'ogni individuo, e l'obbedienza del soggetto si proporzionava esattamente al beneficio che sperava di conseguire dall'ordine pubblico.
      Ottone aveva condotto in Italia una grande armata, ma quest'armata era feudataria. Ogni ufficiale era tenuto, in virtù della sua baronia, di servire al re per un determinato tempo, ed ogni cavaliere doveva per tutto questo tempo seguire il suo barone da cui aveva ricevuto il feudo.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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