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      Arduino perciò riparavasi nelle fortezze del suo antico marchesato, e non rammentava ai popoli la sua dignità reale, se non con qualche donazione ai monasteri; soli documenti che siano a noi pervenuti del suo regno. Pareva che le città si fossero parzialmente incaricate di difendere i diritti dei due concorrenti. Milano attaccava frequentemente colle sue milizie i limitrofi vassalli di Arduino, mentre i cittadini pavesi guastavano il territorio milanese: tutti s'esercitavano nelle armi, tutti s'abbandonavano alla gelosia ond'erano animati verso i loro vicini, tutti s'accostumavano a non risguardare per loro patria che la propria città, ed adottavano il nome dei re piuttosto per giustificare le loro guerre, che per voglia che avessero di abbracciar la causa de' monarchi per cui apparentemente combattevano.
      Enrico II fu in Italia nel 1003 e nel 1014, e ricevette a Roma la corona imperiale dalle mani di Benedetto VIII, senza che giammai si scontrasse colle armate di Arduino (1015). Ma dopo il ritorno d'Enrico in Germania, il re lombardo, sorpreso da grave malattia, depose spontaneamente le insegne reali, e si fece monaco nel monastero di Frutteria per prepararsi alla morte(111).
      Del 1024 gl'Italiani tentarono ancora di liberarsi dalla tedesca dipendenza, approfittando della mancanza del re, cui, per essere divisi i voti degli elettori, non veniva dato alcun successore. Perciò gl'Italiani offrirono successivamente la corona di Lombardia a Roberto re di Francia, ed a Guglielmo duca d'Aquitania(112). Ma questi due principi, avendo saggiamente riflettuto alla debolezza della monarchia italiana, ai pericoli, ed alle spese che sarebbe loro costato l'acquisto d'un onore illusorio, rifiutarono un dono che avrebbe rovinati gli antichi loro sudditi.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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