Poi ch'ebbe scorsa l'Italia, e rinnovate con pubbliche udienze ed importanti giudizj la memoria dell'autorità imperiale, Corrado ritornò colla sua armata in Germania.
Nè appena fu lontano, nuovi disordini mostrarono i vizj del sistema feudale, che questo monarca aveva inutilmente cercato di correggere.
(1027=1036) Le città del centro della Lombardia godevano, gli è vero, d'una libertà assai estesa, ed i grandi, e specialmente i prelati, avevano scosso il giogo dell'imperatore, ed emancipatisi quasi affatto dalla sua autorità: ma i gentiluomini, i capitani, i valvasori, che formavano l'ordine equestre, lungi dal partecipare della libertà degli altri ordini, vedevano peggiorata la loro condizione. Pareva che la nazione non formasse un solo corpo che nelle diete o udienze di Roncaglia; ma ancora a queste i gentiluomini intervenivano senza missione, senza privilegi, senza alcun appoggio per riclamare contro la soverchieria de' grandi feudatarj, o contro le usurpazioni delle città. Terminata la dieta, scioglievasi ancora lo stato, ed i signori de' castelli ritornavano ne' loro dominj per difendervisi, e farsi giustizia colle proprie armi e con quelle de' loro vassalli. Le campagne venivano affatto rovinate da queste guerre private, e tutto posto in estrema confusione.
Il ladroneccio che accompagnava le guerre della nobiltà, fu sotto Corrado più tosto sospeso che represso dalle ammonizioni di alcuni uomini pii, i quali pretendevano, e fors'anche credettero di buona fede, aver loro il cielo rivelato che Dio ordinava agli uomini d'ogni credenza una tregua di quattro giorni per settimana dopo la prima ora di giovedì fino alla prima ora del lunedì. Tutti gli uomini, per qualsiasi errore da loro commesso, dovevano in questi quattro giorni essere in libertà di occuparsi de' proprj affari; e guai a coloro che durante la tregua di Dio facessero qualche vendetta contro i proprj nemici o contro quelli dello stato.
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