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      I Romani rifiutaronsi assolutamente di sottomettersi agli editti di Leone, ed il papa d'allora, Gregorio II, dopo avere tentato invano di richiamare gl'iconoclasti alla credenza della Chiesa, autorizzò i Romani a rifiutare all'imperatore i consueti tributi(135). Intanto Ravenna e tutte le città dell'Esarcato aprivano le porte a Luitprando re de' Lombardi, di modo che non restavano più dell'Italia, sotto il dominio dell'impero orientale, fuorchè le città marittime della magna Grecia.
      Gregorio II erasi in varie circostanze fatto conoscere il protettore della sua greggia, l'aveva difesa contro le invasioni de' Lombardi, parte coll'opinione di santità che gli dava grandissimo favore presso Luitprando, parte coi tesori della Chiesa ch'egli seppe utilmente impiegare nell'assoldar truppe. Sottraendosi all'ubbidienza di Leone l'Isaurico, Gregorio accusò Marino duca di Roma, e Paolo esarca di Ravenna d'aver tentato per ordine del loro principe di farlo assassinare(136); e senza scacciarli da Roma li privò d'ogni autorità. E per tal modo mediante la sua influenza, e col consenso del re de' Lombardi, si stabilì in Roma verso l'anno 726 un simulacro di repubblica, che sussistette oscuramente dopo il regno di Leone Isaurico fino alla distruzione del regno lombardo, ed all'incoronazione di Carlo Magno.
      Fu specialmente durante il pontificato di Gregorio III dal 731 al 741 che la repubblica romana sotto l'influenza del papa si governò come stato indipendente. Allora si videro i nobili, i consoli ed il popolo associarsi ad un concilio che condannava gl'iconoclasti: allora i Romani rialzarono le loro mura, fortificarono Civitavecchia, fecero alleanza coi duchi di Benevento e di Spoleti contro Luitprando re dei Lombardi, e finalmente stipularono con quest'ultimo un trattato in nome del ducato romano(137).


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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