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      Giovanni XII, dopo aver chiamato Ottone in Italia, non tardò ad accorgersi d'essersi preparato un giogo sotto cui avrebbe dovuto piegare il capo. Si collegò con Berengario contro l'imperatore, ma troppo tardi: dopo essersi alcun tempo difeso nel forte S. Leo, il monarca italiano fu fatto prigioniere. Ottone s'avanzò contro Roma, ed il papa fuggì a Capoa con Adalberto figliuolo di Berengario(173). Allora Ottone adunò un concilio in Roma per giudicare Giovanni XII, o piuttosto, diceva egli, per correggerlo de' traviamenti giovanili. Ma questo concilio rese affatto pubblica la spaventosa corruttela della santa sede. Pietro cardinale prete si alzò, ed innanzi a tutta l'assemblea passò in revista i vizj ed i delitti dei papi(174); e l'imperatore senza voler ammettere o rigettare quest'accusa, scrisse la seguente lettera a Giovanni XII per invitarlo a giustificarsi personalmente.
      «Al sovrano pontefice e papa universale il signor Giovanni, Ottone, per la clemenza di Dio, imperatore augusto, e gli arcivescovi della Liguria, della Toscana, della Sassonia e della Francia, in nome del Signore, salute.
      Arrivati a Roma per il servigio di Dio, quando abbiamo interrogato i vostri figli, i Romani, i cardinali, i preti, i diaconi e tutto il popolo, intorno ai motivi della vostra lontananza, ed a quelli che v'impedivano di venire a trovar noi difensori della vostra chiesa, e di voi medesimo, ci raccontarono tali cose di voi, e tanto vergognose, che se fossero dette degl'istrioni, ancora li farebbero arrossire.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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