Ma avanti che le truppe, che dovevano appoggiare questa rivoluzione, arrivassero da Costantinopoli, Ottone III entrò di nuovo in Roma, ed ebbe nelle sue forze Giovanni XVI. Invano san Nilo, abbate d'un monastero vicino a Gaeta, venne in età di novant'anni a gittarsi ai piedi dell'imperatore e di papa Gregorio per implorare la loro misericordia; invano rammentò loro che il vescovo gli aveva levati ambedue al fonte battesimale; invano supplicò d'accordare all'estrema sua vecchiaja lo sventurato suo concittadino: niente potè piegare il feroce animo dell'adirato pontefice. Giovanni XVI barbaramente mutilato, fu dannato a lungo supplicio, il di cui racconto fa fremere la natura(190).
Intanto Crescenzio, coi vecchi amici della libertà, erasi riparato nella mole d'Adriano, che fu poi lungo tempo chiamata la Torre di Crescenzio. Questo solido ammasso di pietre, che sopra un diametro di duecento cinquanta piedi non presenta altro vuoto od apertura, che un'angusta scala, resistette all'attacco degli uomini, come aveva resistito a quelli del tempo. Conoscendo inutile ogni sforzo, l'imperatore finse alla fine di voler entrare in trattative, e s'impegnò colla reale sua parola di rispettare la vita di Crescenzio ed i diritti de' suoi concittadini; ma quando col soccorso della data fede l'ebbe in suo dominio, fece tagliare il capo a lui ed a molti suoi seguaci(191).
Stefania, vedova di Crescenzio, nascondendo il suo profondo dolore, e non lagnandosi degli oltraggi ricevuti, faceva ogni sforzo per avvicinarsi all'imperatore, onde fare una segnalata vendetta del tradito consorte.
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