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      E per tal modo, mentre Pasquale intimava ad Enrico di rinunciare al diritto d'investitura, faceva che il suo clero non gli permettesse di rilasciargli i diritti signorili posseduti dalla Chiesa. Tale contesa diede luogo ad un violento tumulto che impediva la cerimonia dell'incoronazione; perlochè Enrico adirato fece sostenere il papa e la maggior parte degli ecclesiastici che lo accompagnavano, dandogli in guardia al patriarca d'Aquilea(235). Ma al cardinale di Tuscolo ed al vescovo d'Ostia riuscì di fuggire inosservati in mezzo al tumulto, e rientrarono travestiti in Roma, eccitando i cittadini a prendere le armi per liberare il capo della Chiesa. La mattina susseguente, appena fatto giorno, le milizie romane uscirono impetuosamente dalla città, ed assalirono i Tedeschi che occupavano la città Leonina, ossia il quartiere del Vaticano in Transtevere. Lo stesso Enrico trovossi in grave pericolo di perdere la vita, e la sua armata sarebbe stata interamente disfatta, se i Romani non avessero lasciata imperfetta la vittoria per ispogliare i fuggiaschi. Enrico approfittando di tanto errore, riunito un corpo di Tedeschi e di Lombardi, caricò le milizie romane, e le spinse parte nel Tevere, parte sforzò a salvarsi in estremo disordine entro le mura della città. Ad ogni modo non credette di cimentarsi, con un'armata troppo debole, a nuovi insulti, rimanendo in una città nemica; e si ritirò sollecitamente nell'alta Sabina, seco conducendo il papa prigioniere(236), il quale rimase due mesi rinchiuso con sei cardinali nella fortezza di Tribucco.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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