» Allora rialzava di nuovo il bastone, disposto a ricominciare; ma Sicardo, prostrandosi ai piedi dell'ombra veramente rispettabile, giurò di non molestar più oltre i suoi fedeli. Nè mancò alla promessa, perchè in sul far del giorno si affrettò di ritirarsi colla sua armata(268). Qualunque siasi la credenza che si vuol accordare a tale leggenda, certo è intanto che nell'836 Sicardo stipulò un trattato di pace col vescovo, col maestro de' soldati e collo stato di Napoli, che vien chiamato in quell'atto repubblica, all'opposto dei paesi di dominio lombardo intitolati stati del principe(269).
Per ridurre Sicardo a trattar di pace, Andrea, maestro dei soldati di Napoli, s'appigliò ad un partito assai pericoloso, il di cui esempio riuscì funesto a tutta l'Italia meridionale. Privo dell'appoggio degl'imperatori d'Oriente, si rivolse ai barbari, chiamando in suo soccorso i Saraceni di Sicilia(270), che da pochi anni avevano in quell'isola fondata una colonia militare. Un Greco, chiamato Eufemio, perseguitato dal patrizio di Sicilia per aver rapita una religiosa, di cui erasi perdutamente innamorato, si rifugiò in Affrica, ove indicò ai Saraceni i mezzi d'impadronirsi della Sicilia. Di fatti era ritornato in Sicilia dell'828 con un'armata di Saraceni, che ne aveva intrapresa la conquista(271). E per coraggio e per talenti militari erano a quest'epoca i Saraceni di lunga mano superiori ai Greci, ai quali avevano già tolta quasi tutta l'Asia, l'Egitto e l'Affrica, ed alcun tempo dopo l'isola di Creta, ed altre isole dell'Arcipelago.
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