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      Intanto Sicardo erasi reso co' suoi sacrilegj odioso al clero; alla nobiltà, da prima colla galanteria, poscia coll'insopportabile alterigia della moglie; a tutto il popolo, colle sanguinose esecuzioni. Ingelositosi di Siconolfo(274) suo fratello (839), lo aveva chiuso in una prigione a Taranto: onde ridotto a non avere presso di sè che segreti nemici, fu ucciso alla caccia presso di Benevento; e quegli abitanti destinarongli successore Redalchiso suo tesoriere(275).
      Quando la notizia della morte di Sicardo giunse a Salerno, gli abitanti d'Amalfi, che trovavansi quasi soli in città, perchè i Salernitani facevano allora il raccolto, corsero al porto, e caricando i vascelli delle spoglie delle chiese e delle case, per compensarsi del saccheggio sofferto poc'anni prima, tornarono trionfanti all'antica loro patria, e ne rialzarono all'istante le mura. Da quest'epoca gli Amalfitani si emanciparono affatto dalla supremazia del maestro de' soldati di Napoli, ed incominciarono a governarsi come repubblica indipendente(276).
      Dal canto loro i Salernitani rifiutaronsi di riconoscere per loro principe Radelchiso eletto dai Beneventani; e riconciliatisi cogli abitanti d'Amalfi, condonarono loro la fresca ingiuria, a condizione che gli aiutassero colle loro navi a liberare il legittimo erede del principato, Siconolfo fratello dell'estinto Sicardo, che sapevano custodito in prigione a Taranto.
      Alcuni vascelli mercantili equipaggiati dai cittadini di Salerno e d'Amalfi fecero vela alla volta di Taranto.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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