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      Alcuni, trovandosi rinserrati tra il mare e le rupi, danno opportunità agli abitanti di occuparsi della pesca e del commercio; ma altri vedonsi come sospesi a metà della china del monte che signoreggia il mare, quasi nascosti dagli oliveti che coprono tutto questo distretto. I dorati rami degli aranci che fanno corona alle bianche abitazioni, richiamano i lontani sguardi dei passeggieri, che ammirano le case de' ricchi ed industri proprietarj; mentre dall'altro lato di questo magnifico golfo i maestosi avanzi de' templi di Pesto s'innalzano solitarj in mezzo ad un deserto e desolato piano, che da oltre due mila anni non fu più visitato dalla libertà.
      Prima della conquista di Sicardo, gli Amalfitani ricevevano il loro governatore dal duca, console o maestro dei soldati di Napoli: ma poichè nell'839 si posero in libertà, si sottomisero ad un magistrato annuale eletto dai suffragj del popolo, che chiamarono prima prefetto, poi conte, maestro de' soldati, o duca(284). Sotto questi capi la repubblica d'Amalfi coprì il mare di navi, sparse in tutto l'Oriente le sue monete conosciute col nome di tari(285), acquistò fama di saviezza, di coraggio, di virtù; e diede all'Europa tre leggi ben degne di perpetuarne la memoria. Flavio Gisia o Gioja, cittadino d'Amalfi, inventò la bussola; in Amalfi si trovò l'esemplare delle Pandette, che fece rinascere in tutto l'Occidente lo studio e la pratica della giurisprudenza di Giustiniano; finalmente le leggi d'Amalfi intorno al commercio servirono di commentario al diritto delle genti, e furono la base della giurisprudenza commerciale e marittima.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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