Egli aveva convocata a Verona una dieta degli stati di Lombardia e d'Allemagna, fatte passare molte truppe nell'Italia meridionale, ed egli stesso erasi portato a Roma per terminare i preparativi dell'impresa che meditava, non solo contro la Calabria, ma ancora contro la Sicilia; quando sorpreso da una infermità cagionatagli dall'avvilimento e dal dispetto, lo condusse al sepolcro nel fior dell'età. Le repubbliche di Venezia, di Napoli, d'Amalfi, di Gaeta, comprese nel progetto di vendetta, che Ottone andava maturando contro gl'imperatori d'Oriente, furono da quest'immatura morte liberate da una disastrosa guerra.
Alla battaglia di Basentello, ed alla morte di Pandolfo testa di ferro tenne dietro la divisione del ducato di Benevento, ripartito in piccoli principati, ch'egli aveva avuto la destrezza di unire in un solo. Durante la minorità d'Ottone III, i Greci continuarono le loro conquiste, ed i Saraceni i loro saccheggi. Quantunque questi ultimi avessero molto perduto di quello spirito di attività che li rendeva valorosi ed intraprendenti, non lasciavano ancora d'essere superiori ai popoli effeminati da cui erano circondati; ed i loro saccheggi avevan gettate tutte le province poste al mezzogiorno del Tevere in quello stato di debolezza e di spossamento, che solo può spiegare la strana rivoluzione che doveva ben tosto eseguirsi. Vent'anni dopo la disfatta d'Ottone a Basentello, alcuni avventurieri settentrionali, approfittando della debolezza di queste province, posero al confine dei due imperi i fondamenti di una potenza, che in meno d'un secolo assorbì tutta l'Italia meridionale, soggiogò le antiche repubbliche, e fece dagl'Italiani chiamare regno quella Magna Grecia, che due volte era stata la patria primogenita della libertà(296).
| |
Verona Lombardia Allemagna Italia Roma Calabria Sicilia Venezia Napoli Amalfi Gaeta Ottone Oriente Basentello Pandolfo Benevento Ottone III Greci Saraceni Tevere Ottone Basentello Italia Italiani Magna Grecia
|